“In Italia c’è curiosità e interesse ma ancora tanti dubbi e timori sugli investimenti nell’ambito ISOBUS”. Questa la conclusione di un workshop tecnico, tenutosi nei giorni scorsi nel Tecnopolo di Reggio Emilia, che ha fatto il punto sullo standard di comunicazione per la diretta connessione fra i vari modelli di trattori e attrezzature. Organizzato dalla Rete IDEAgri, formata da Fondazione REI, Argo Tractors, Cobo, Walvoil, Salvarani, in collaborazione con AEF, CNHi, Arag, Frandent e Federunacoma, l'incontro è stato moderato da Alessio Bolognesi del servizio tecnico della Federazione dei costruttori di macchine agricole.
Alberto Rocchi, nuovo Presidente del Club Meccatronica di Unindustria Reggio Emilia, e Responsabile della Divisione Elettronica di Walvoil, ha aperto i lavori seguito da Marcello Mongiardo, Vicepresidente di AEF (Agricoltural Industry Electronics Foundation) e parte del gruppo CNH per il quale è necessario “continuare serrati l’opera di sensibilizzazione all’uso della tecnologia raccontando esperienze di chi già applica ISOBUS nel proprio lavoro, creando questi momenti dimostrativi e di scambio di buone pratiche”.
Presenti all’incontro anche produttori di componenti come Ezio Bruno di Frandent, Gino Mainardi di Cobo Group e Alberto Basi di Salvarani che hanno sottolineato l’importanza di fare rete soprattutto a livello nazionale, come già avviene in altri paesi esteri, tra costruttori di attrezzi, componenti e trattori.
Per Antonio Salvaterra di Argo Tractors e Giuliano Pavarini di Arag è importante che iniziative di informazione come quella di Reggio Emilia – che presso la fondazione REI, ospita uno dei cinque laboratori di certificazione ISOBUS al mondo – vengano ripetute per “scelte consapevoli e smart in ambito agricolo”.