I grandi temi della solidarietà e della cooperazione con il “corno d’Africa” al centro della giornata conclusiva di EIMA 2022, la rassegna mondiale della meccanica agricola che si chiude oggi a Bologna e che ha aperto un’importante finestra su una delle aree più duramente colpite dia cambiamenti climatici. Le regioni dell’Africa centro-orientale stanno infatti attraversando una grave siccità, indotta dai cambiamenti climatici, che ha creato condizioni di grave insicurezza alimentare per circa 16 milioni di persone, 6 milioni delle quali in Somalia. La mancanza di acqua, causata sia dalla riduzione delle precipitazioni che da una distribuzione irregolare (fenomeni alluvionali alternati a periodi di siccità estrema), ha determinato un crollo della produzione agricola nei Paesi del “corno d’Africa”, provocando al contempo il decesso di oltre tre milioni di capi di bestiame. Proprio di questo si è parlato in occasione dell’incontro, dal titolo “La sfida dell’acqua. Tecnologie accessibili per i Paesi in via di sviluppo”, organizzato nell’area del Quadriportico dall’organizzazione non governativa CEFA, impegnata nel settore della cooperazione agricola con l’africa nord-orientale, e da FederUnacoma, l’associazione italiana dei costruttori di macchine agricole. Nel 2020 la temperatura media globale ha sfiorato il valore record di 15° Celsius, ma – hanno sottolineato i relatori del convegno – il tasso di incremento medio registrato nei Paesi africani è stato decisamente superiore a quello visto in altre regioni del mondo. In Africa, le conseguenze del riscaldamento globale stanno esacerbando quei fattori di crisi – carestie, migrazioni, conflitti militari, corruzione e fragilità delle istituzioni locali – che già da tempo minavano le potenzialità di sviluppo di molti Paesi, soprattutto nelle regioni nordorientali, e che oggi indeboliscono ulteriormente la loro capacità di risposta all’emergenza climatica. In questo scenario, caratterizzato da risorse sempre più scarse, è dunque fondamentale applicare pratiche agronomiche adatte alle specificità pedologiche dei terreni, ma soprattutto sfruttare fino all’ultima goccia l’acqua disponibile. Per questo, da un lato è necessario ripristinare e migliorare le infrastrutture di irrigazione, spesso inadatte al fabbisogno idrico locale, dall’altro impiegare sistemi di irrigazione modellati sulle caratteristiche e sulle particolari necessità del territorio. In tale ottica, come hanno spiegato i relatori, una soluzione molto efficace per estrarre acqua dai pozzi è stata quella di utilizzare le pompe ad energia solare – più economiche e più sostenibili per l’ambiente - invece dei modelli tradizionali alimentati con combustibili fossili. L’industria italiana dei sistemi di irrigazione, grazie alla sua straordinaria capacità di personalizzare e modulare le soluzioni costruttive proposte sul mercato, può fornire ai Paesi africani un importante sostegno sia per l’approvvigionamento di tecnologia sia per la diffusione del know how operativo.