In Somalia e in Iraq i produttori italiani possono diventare fornitori privilegiati delle aziende agricole locali. Lo hanno spiegato nel corso di un convegno dedicato proprio alle opportunità offerte da questi due Paesi in via di sviluppo, che si è tenuto all’EIMA, in corso di svolgimento nel quartiere fieristico di Bologna. L’incontro era organizzato da FederUnacoma, Ministero degli Esteri e Unido, organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale.
“Il loro potenziale agricolo è notevole e la Cooperazione allo sviluppo dell’Italia sta sostenendo concretamente i loro sforzi per renderli autonomi sul piano della produzione agricola” ha detto Andrea Carapellese, dell’Unido “anche creando i contatti con chi può fornire le attrezzature agricole di cui hanno bisogno. Macchine basate su tecnologia aggiornata e al tempo stesso semplice. Ma, soprattutto, affidabili: spesso, in questi mercati vengono offerte attrezzature di basso costo ma anche di breve durata. E proprio nei Paesi in via di sviluppo la cosa rappresenta un problema enorme”.
L’Italia è tra i maggiori contributori di Unido, attraverso la Cooperazione, ma può anche essere il fornitore ideale per soddisfare la domanda di attrezzature agricole di cui mancano totalmente.
“Un Paese come la Somalia è conosciuto più che altro per i problemi politici, mentre ha un tessuto abbastanza sviluppato di piccole imprese agricole” ha detto Francesco Pallocca, anch’egli dell’Unido “con appezzamenti di terreno agricolo in genere tra i 5 e i 10 ettari. Dimensioni per le quali le macchine italiane sono molto più adatte, essendo simili a quelle del nostro mercato locale. Oltre che di piccole dimensioni, le macchine per i campi somali devono essere basate su tecnologia aggiornata ma semplice e, soprattutto, affidabile: spesso in questi mercati vengono offerte attrezzature di basso costo ma anche di breve durata. E proprio nei Paesi in via di sviluppo, la cosa rappresentare un problema enorme”.
La soluzione proposta per ovviare alle incertezze politiche, che spesso scoraggiano le aziende ad aprire una propria sede, Unido propone la soluzione dei concessionari importatori esclusivi. Anche per Paesi che si possono considerare adesso politicamente stabili, come l’Iraq.
“In quest’ultimo caso, si tratta di recuperare i livelli di produttività agricola degli anni ’70 e ’80 quando, per esempio, tre quarti della produzione mondiale di datteri veniva da questo Paese” spiega Carapellese “mentre oggi, nonostante i suoi 10 milioni di ettari coltivabili, è diventato un importatore di food. La vera sfida per le colture irachene è l’irrigazione. E la tecnologia diventa la chiave risolutiva. Ma non basta proporre le attrezzature più adeguate; è necessario calarsi in una realtà che deve ancora sviluppare una cultura industriale”.