L’isola di Capraia, ormai da anni un laboratorio a cielo aperto, sarà per il prossimo anno teatro di ricerche e sperimentazioni della cosiddetta “agricoltura eroica”. L’annuncio è stato dato all’EIMA, che si conclude oggi a Bologna, nel corso di un workshop organizzato da Itabia (Associazione italiana delle biomasse), e CVb, Chimica Verde bionet.
L’obiettivo del progetto Capria Smart Island, ovvero realizzare un sistema autonomo di economia circolare, richiama ormai da anni su quest’isola l’attenzione di ricercatori e di economisti che stanno ricavando da questa esperienza dei modelli replicabili anche in molte delle centinaia di piccole isole sparse per i mari italiani. Nel corso dell’incontro sono state presentate le esperienze in corso a Pantelleria, nelle Egadi e a Gorgona, l’unica isola italiana che è ancora colonia penale, come era anche Capraia fino al 1986.
“L’esperienza di Capraia” ha detto Sofia Mannelli, presidente di CVb “è quella di un’isola che passa dai 200 residenti durante l’anno ai 2.500 presenti nella stagione estiva. Stiamo raggiungendo dei risultati significativi nella valorizzazione dei sottoprodotti, come la salamoia che rimane dopo aver desalinizzato l’acqua di mare, e che vogliamo utilizzare per il settore della nutraceutica, o le squame dei pesci che vengono allevati nel locale impianto, con le quali pensiamo di realizzare un conservante naturale per alimenti”.
A volere dimostrare la sostenibilità anche economica di un contesto così difficile è stata Alice Bollani, titolare dell’azienda vitivinicola La Piana.
“Una scelta che è anche una sfida” ha detto “dato che provengo da una regione, l’Emilia Romagna, dove certo non mancavano le opportunità. Ma l’isola fa sicuramente innamorare non solo per le sue bellezze paesaggistiche ma anche per il piacere impagabile di recuperare la storia e le tradizioni che si stanno perdendo anche in campo agricolo”.
Fra le tradizioni alle quali si riferiva Bollani, il recupero di vitigni che si coltivavano nell’isola nei secoli scorsi, come l’ansonica, l’aleatico o il ciliegiolo.
Tra le maggiori difficoltà nell’operare in questo contesto, quelle relative ai terreni irregolari sui quali è impossibile utilizzare trattori adatti al continente. Sulle isole minori infatti sono preseti terrazzatimenti, per i quali servono macchine molto piccole e versatili, che sono tra le specialità dei produttori italiani.
Anche l’Unione Europea dedica alle isole minori (per dimensioni) una particolare attenzione. Tant’è che il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) le considera “un volano per la transizione ecologica”.