Dimensione aziendale e settore di attività sono i principali fattori che influenzano la propensione delle imprese agricole e agromeccaniche ad investire in tecnologie “green”. È quanto emerge da una analisi condotta dall'Istituto di Scienze e Tecnologie per l'Energia e la Mobilità Sostenibili del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Stems) in collaborazione con il Dipartimento di scienze della formazione (Dsf) dell'Università degli Studi Roma Tre, L'Informatore Agrario e FederUnacoma, i cui risultati sono stati presentati in occasione del convegno intitolato “Investimenti green, l’orientamento delle aziende agricole e dei contoterzisti”. L’incontro, al quale hanno partecipato Antonio Boschetti (L’Informatore Agrario), Eugenio Cavallo e Giorgia Bagagiolo (CNR_Stems), Federica Caffaro (Università di Roma Tre), si è svolto nella cornice di EIMA International, la rassegna mondiale delle macchine per l’agricoltura e il giardinaggio in svolgimento a Bologna fino al 23 ottobre. L’indagine, che ha coinvolto un campione di oltre 450 aziende, ha evidenziato una maggiore disponibilità agli investimenti in tecnologie “verdi” da parte delle imprese più strutturate che operano in comparti come quello zootecnico, dove il tema dell’inquinamento è avvertito con maggiore urgenza, o nella filiera ortofrutticola per la quale la sostenibilità delle produzioni rappresenta un valore aggiunto. Circa la metà del campione (il 46%) – è stato spiegato durante l’incontro - è disposta ad investire più di 10 mila euro in tecnologie finalizzate alla conservazione delle risorse naturali, alla riduzione dei fattori produttivi, alla valorizzazione energetica delle biomasse di origine agricola, al contenimento delle emissioni inquinanti e dei consumi energetici. Una quota minoritaria ma comunque significativa delle aziende censite (il 7,4%) potrebbe investire fino a 100 mila euro per limitare l'impatto della propria attività agricola sull'ambiente e sul clima. Il tema della sostenibilità – ha evidenziato l’europarlamentare Paolo De Castro durante una tavola rotonda svoltasi al termine del convegno – è molto sentito dai cittadini e l’agricoltura appare destinata a conciliare produttività e impatto ambientale delle coltivazioni. Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, l’associazione italiana dei costruttori di macchine agricole che è organizzatrice diretta dalle kermesse bolognese), ha sottolineato come molte tecnologie avanzate per la riduzione degli input siano già disponibili sul mercato e possano contribuire in modo sostanziale alla sostenibilità del settore primario. La presentazione dell’analisi realizzata dall’Informatore Agrario non è stato l’unico evento di approfondimento tecnico nella giornata odierna, che ha visto numerose iniziative dedicate alle tecnologie più spinte per la digitalizzazione del settore primario. Di particolare interesse il workshop sul tema “Agevolazioni per l’agricoltura 4.0. Focus su credito d’imposta 4.0 e Sabatini” che, promosso da Assist Consulting, ha acceso i riflettori sui sistemi di agevolazione per gli investimenti nell’acquisto di macchine e di sistemi ad elevata tecnologia per il primario. Di natura tecnica il convegno intitolato “Smart Farming and Innovation Brokering” organizzato da Agia/CIA che, su questa materia, ha promosso anche l’incontro dal titolo “Il ruolo dell’innovazione tecnologica in agricoltura per sostenere la cura del suolo nei processi produttivi”. Le tecnologie 4.0 sono state al centro del workshop “Meccanizzazione agricola e transizione ecologica”, realizzato su iniziativa di ENEA/Itabia e del convegno Agrivol “Dalla robotica all’agricoltura 4.0”. Sempre in tema di agricoltura e digitalizzazione, la quarta giornata di EIMA International ha visto l’evento intitolato “Gestione efficiente dell’azienda agricola: digitalizzare con xFarm”.