Il Groundsman: la professione del futuro dei campi sportivi

23.10.2021
Presentato nel corso della 44a edizione di EIMA International un progetto di formazione per chi deve curare il verde degli impianti sportivi. Nato dall’associazione Grassmed, vuole anche arrivare al riconoscimento della figura professionale, al pari di quello che accade all’estero da anni.

Aspettano ancora un riconoscimento ufficiale, ma nel frattempo i Groundsman, gli esperti che si occupano della manutenzione del prato sui campi sportivi, hanno una loro associazione italiana la Grassmed (Groundsman asssociation mediterraneo), che ha avviato un progetto di formazione specifica per i tecnici che si occupano dei tappeti erbosi sportivi.

Il progetto è stato presentato all’EIMA 2021, che si conclude oggi a Bologna, dal presidente dell’associazione, Francesco Dotto, nel corso di un convegno su “La manutenzione del verde sportivo”.

“Questo progetto ha preso vita anche grazie alla collaborazione con associazioni e professionisti che hanno condiviso questa visione” ha detto Dotto “e che porterà anche in Italia quella sensibilità per la cura dei campi sportivi che ancora manca, a differenza di altri Paesi europei dove il Groundsman è una figura ormai consolidata”.

Alla base del progetto, c’è un’impostazione giuridica che è stata definita con il contributo di esperti e specialisti del settore.

All’incontro ha partecipato anche il presidente della Lega Imprese Sportive, Giuseppe Calò, il quale ha sottolineato come si debba prima stimolare una sensibilità verso l’inquadramento giuridico delle attività sportive, per dare dignità alle figure professionali che vi sono impegnate a vario titolo. Quella del Groundsman è comunque una delle più qualificate, essendo un ruolo che concentra competenze diverse tra loro, che sono in buona parte legate alle tecniche agrarie.

Secondo Mauro Sarno, docente di Agraria all’università di Palermo, chi ha cura del verde sportivo deve anche tenere conto degli ecosistemi che si vengono a creare nei campi di gioco e di allenamento. Ed è per questo che bisogna adattare trattamenti e colture a seconda delle variabili peculiari di ciascuna situazione. Il Groundsman, quindi, deve tenere conto delle varie sfaccettature legate alla semina, alla coltivazione, all’irrigazione, alla natura e alla resa dei terreni. Unendo, ha precisato a sua volta Dotto, l’esperienza alla formazione.

“Il prossimo step del progetto sarà il riconoscimento regionale dei corsi di formazione” ha detto Chiara Raimondo, dell’agenzia formativa Setter di Alpignano, in provincia di Torino “che è un passaggio d’obbligo per la formazione professionale. Questo riconoscimento, rientrerebbe nell’area di altre figure dedicate alla cura del verde, tra le quali quella del Manutentore del verde, che si può esercitare ormai solo se in possesso di una idoneità regionale”.

Il percorso formativo, ha specificato Raimondo, comprende anche la cultura della prevenzione dei rischi connessi alle attività lavorative e alle conseguenze di un’errata preparazione del verde sportivo.

La testimonianza di uno dei pochi Groundsman italiani riconosciuti all’estero, Gianni Casini, responsabile del verde nello stadio di Nizza, ha concluso l’incontro.  Raccontando la propria esperienza, Casini ha spiegato quanto sia importante avere un confronto continuo con i dirigenti sportivi, gli allenatori, i giocatori, i medici e perfino i massaggiatori.


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