Meccanica agricola, un fattore chiave per lo sviluppo del Mediterraneo
Le tecnologie agricole di ultima generazione strategiche per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici nella regione mediterranea. La necessità di colmare il gap di meccanizzazione o di rinnovare un parco macchine obsoleto spinge la domanda di macchinari. Nel bacino mediterraneo investimenti in ripresa nel triennio 2026-2028.
Nell’attuale momento storico, caratterizzato da una nuova geografia dei mercati, l’area mediterranea può acquisire un’importanza strategica per le attività economiche, con partnership profittevoli sia per i Paesi della sponda settentrionale che per quelli della sponda meridionale. Dall’Europa meridionale ai Balcani, dal Nordafrica al Medio Oriente, le economie della regione, per quanto eterogenee, sono per molti aspetti complementari e presentano diversi elementi favorevoli alle relazioni commerciali, specie nel settore agro-industriale. Un ulteriore acceleratore della domanda di beni è rappresentato dal ritorno a condizioni di crescita economica, soprattutto nell’area balcanica e nordafricana, dove per il 2025 BERS prevede incrementi di Pil compresi tra il 4% del Magreb, il 3% di Romania e Bulgaria e il 2,6% della Grecia. Questo lo scenario presentato dall’associazione italiana dei costruttori di macchine agricole FederUnacoma in occasione della conferenza stampa di presentazione di Agrilevante, tenutasi questa mattina presso la sede del Ciheam (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Méditerranéennes) a Bari.
Il bacino mediterraneo è dunque al centro dell’attenzione per le sue potenzialità economiche, ma si trova anche a fronteggiare criticità ed emergenze che possono condizionarne lo sviluppo; soprattutto quelle legate ai cambiamenti climatici. Desertificazione, inondazioni, erosione, trasformazione degli ecosistemi, insieme con la proliferazione di nuovi elementi patogeni sono fenomeni che i Paesi della regione si trovano a fronteggiare nel breve come nel lungo periodo. “La risposta a queste criticità può venire in primo luogo dall’agricoltura, e non può che essere una risposta altamente tecnologica. La meccanizzazione di nuova generazione - ha detto in conferenza stampa la presidente di FederUnacoma Mariateresa Maschio - è in grado di offrire mezzi a basso impatto ambientale, attrezzature per le lavorazioni su terreni aridi, sistemi per l’ottimizzazione delle risorse idriche, macchine ad alta precisione per il monitoraggio delle colture e per la difesa fitosanitaria”. Proprio per questo si prevede che la domanda di macchinari e tecnologie per l’agricoltura sia destinata a crescere, confermando così l’andamento degli ultimi anni. Ad investire in mezzi meccanici non sono soltanto i Paesi che si trovano a dover colmare un gap di meccanizzazione ma anche quelli che debbono rinnovare il proprio parco macchine.
In Nordafrica, dove la quasi totalità del fabbisogno di macchinari agricoli viene soddisfatto attraverso forniture dall’estero, tra il 2022 e il 2024 la domanda in valore di macchinari agricoli è cresciuta del 22,2%, passando, secondo le rilevazioni fornite dalla società di ricerca Exportplanning, da 611 a 747 milioni di euro. I dati dell’ultimo triennio evidenziano un discreto incremento anche nell’area balcanica (+8% tra il 2022 e il 2023), cui è seguito nel 2024 un calo del 6%, dovuto in larga parte alla flessione della domanda estera di Croazia (-8%) e Serbia (-23%) che non è stata compensata dalla buona performance della Grecia (+6,6%). In crescita è risultata anche la Turchia (da 881 milioni a 1,74 miliardi tra il 2022 e il 2023), salvo poi rallentare nel 2024 (1,47 miliardi di euro). In Israele gli approvvigionamenti dall’estero sono stati pesantemente condizionati dagli eventi bellici: l’import è calato del 22,4% nel 2023 e di un ulteriore 14% nel 2024. “Secondo le previsioni di Exportplanning i primi mesi del 2025 non dovrebbero registrare significative inversioni di tendenza, ma la seconda parte dell’anno potrebbe vedere una leggera ripresa della domanda. Ripresa che - ha concluso la presidente di FederUnacoma - dovrebbe consolidarsi in tutta la regione mediterranea nel corso del 2026 e nel successivo biennio”.
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